Se sei dipendente, non per forza è necessario lasciare il lavoro.

Esistono altre strade, tra le quali l’aspettativa non retribuita.

E se stai pensando che la tua richiesta di aspettativa non verrà mai accettata, ascoltami bene.

Una richiesta di aspettativa va fatta nel modo giusto, per fare schizzare le probabilità di successo, mantenendo anche ottimi rapporti con il proprio datore di lavoro.

A quel punto, i casi in cui l’aspettativa viene concessa sono ben più di quanto si pensi, com’è successo a tanti dei nostri iscritti.

E se nel tuo caso la richiesta di aspettativa non venisse accettata, per mettere in pausa il lavoro si opterà per una delle alternative (come ad esempio quella che chiamo “falsa aspettativa”) scegliendo con metodo quella più adatta al tuo caso.

E se arrivassi a scegliere di dimetterti, occorre farlo in modo da massimizzare la velocità di ricollocamento e magari approfittarne per trovare un lavoro che ti renda più soddisfatto di prima, com’è successo alcuni dei nostri iscritti.

Eh sì perché, un sabbatico migliora soft skills come ad esempio resilienza, versatilità, problem solving, organizzazione, iniziativa, apertura mentale...

La direttrice del personale dell’ultima azienda per la quale ho lavorato, un anno dopo il mio sabbatico mi ha detto:

“Persone che fanno un sabbatico in viaggio hanno o acquisiscono determinate caratteristiche che le aziende cercano nelle persone quindi, a parità di condizioni, le assumo più volentieri delle altre perché hanno una marcia in più.”

Cioè, un sabbatico migliora il CV, altro che nasconderlo o doverlo giustificare!

Se invece sei libero professionista, lavoratore autonomo o imprenditore, si metteranno a punto CON METODO una strategia e le necessarie deleghe per rendere possibile e sicura una pausa professionale senza diventare matto.

Insomma, indipendentemente dalla tua attuale situazione professionale, per arrivare a fare un periodo sabbatico devi avere un metodo di provata efficacia.